I Romanov: 1613 - 1918 (Italian Edition) by Simon Sebag Montefiore

I Romanov: 1613 - 1918 (Italian Edition) by Simon Sebag Montefiore

autore:Simon Sebag Montefiore [Sebag Montefiore, Simon]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852080838
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-08-01T04:00:00+00:00


Si sarebbero «gettati l’uno sull’altra come gatti in calore».

Il 6 novembre, giunsero ottime notizie dal Caucaso: la fortezza di Kars e la città di Batumi erano cadute. ag Il 28, un aiutante irruppe nella stanza con un altro messaggio per Alessandro. «Osman Pascià si è arreso. Non credevo alle mie orecchie» scrisse lo zar entusiasta a Katja. «Odo urrà senza fine.» Cavalcò diretto alla volta di Plevna. «Sembrava ringiovanito» scrisse Miljutin. «Mi tese la mano e mi chiese: “A chi devo la presa di Plevna e la decisione di non battere in ritirata? È a voi che dobbiamo questo successo!”.» Gli conferì la Croce di San Giorgio, scherzando: «Il ministro della Guerra ritiene che me la meriti anch’io?».

Ma ormai era inverno. Il passo di Šipka, dove Gurko ancora resisteva, era ammantato di neve. Sembrava improbabile che i russi potessero spingersi avanti in quelle condizioni. Ma invece di attendere, l’esercito riformato di Miljutin marciò per dare man forte a Gurko. Con uno straordinario exploit, il generale sferrò un attacco attraverso il valico, contribuendo alla cattura di trentamila prigionieri, e l’8 dicembre i russi entrarono in Bulgaria. Lo zar tornò a Pietroburgo per presenziare al Te Deum di ringraziamento e per il bingerle con Katja. Avrebbe finalmente conquistato Costantinopoli – detta anche «Zargrad», Città dell’imperatore – il premio da lungo tempo ambito dai Romanov? 30

La vigilia di Natale, cadde Sofia. Alessandro trascorse gran parte del Capodanno con Katja, che presto fu di nuovo incinta. Quanto a Gogo, di sei anni, e Olga, di cinque, lo zar annotò come «avessero sentito molto la mancanza del loro Papaša» e fossero nei suoi confronti «più teneri che mai».

Nizi stava avanzando di gran carriera verso Costantinopoli. «Le notizie che arrivano dal nostro esercito mi riempiono di gioia» scrisse Alessandro a Katja il 9 gennaio 1878. «Dio ci ha donato una pace degna della Russia.» Beaconsfield temeva che i russi conquistassero Costantinopoli e inviò la Royal Navy, spalleggiato in questo dalla bellicosa Vittoria e da un’opinione pubblica sciovinista. ah Scrisse lo zar: «[Nizi] mi ha appena informato che potrebbe occupare la città senza nessun problema», ma «la flotta inglese sta salpando per il Bosforo». Condivideva con Katja ogni dettaglio, mescolando sesso e guerra. «Oh come mi è piaciuto il nostro bingerle » le scrisse il 14 gennaio. «Se i turchi accettano le nostre condizioni, presto potremo annunciare l’armistizio e spero che la nostra cavalleria si diriga a Costantinopoli.»

L’Europa vacillava sull’orlo della guerra. I sogni dei Romanov erano a un passo dal realizzarsi ma, «come ho sentito dire spesso dall’acuto e previdente Bismarck», la vittoria può anche essere controproducente. I due fratelli bisticciarono. Nizi agiva «in modo sconclusionato», si lamentò Alessandro l’11 gennaio. «Conquistare Costantinopoli è facile. Il problema è come tenersela.» Disse al fratello che se gli ottomani non avessero accettato le sue condizioni entro quarantott’ore, ne avrebbero «riparlato solo sotto le mura di Zargrad». Nizi riferì che «occupare Costantinopoli era inevitabile». Se i russi fossero entrati in città, la Gran Bretagna sarebbe scesa in guerra.

Il 12 gennaio lo zar ordinò a Ignat’ev, appena innalzato al rango di conte, di siglare un accordo.



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